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LA FUNZIONE ESSENZIALE DEL SINDACATO NELLA TRADIZIONE MARXISTA


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La funzione essenziale del sindacato nella tradizione marxista
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La funzione essenziale del sindacato nella tradizione marxista

Il I Congresso Internazionale dei Sindacati Rossi, a Mosca il 21 luglio 1921, ribadì questo principio fondamentale: «I sindacati rivoluzionari si assegnano il compito essenziale di unire, disciplinare, e educare le masse per il rovesciamento violento del capitalismo». Su questo principio furono fondate le seguenti condizioni di ammissione: 1° riconoscimento del principio della lotta rivoluzionaria di classe; 2° applicazione di questo principio nella lotta quotidiana contro il capitale e lo Stato borghese; 3° necessità di rovesciare il capitalismo con la rivoluzione sociale e d’instaurare durante il periodo transitorio la dittatura del proletariato; 4° necessità di osservare la disciplina proletaria internazionale; 5° accordo completo fra tutte le organizzazioni rivoluzionarie e il partito comunista in tutte le azioni offensive e difensive contro la borghesia. A queste condizioni-base si ispirarono lo Statuto-tipo e il Regolamento-tipo dei Comitati di azienda e dei Comitati locali, al cui punto 9° sta scritto: sviluppare la coscienza rivoluzionaria di classe.

Questi principi furono fatti propri dai comunisti di allora anche in Italia, e sempre informarono l’azione sindacale del partito. Non c’è ragione che li si debba cambiare: essi non muteranno se non il giorno in cui il socialismo si sarà affermato in tutto il mondo. Ma quello che ci interessa mettere in rilievo non è tanto il carattere rivoluzionario comunista che i sindacati dovranno necessariamente assumere quando il proletariato internazionale riprenderà il cammino verso la rivoluzione, quanto il carattere decisamente opposto che ha oggi la CGIL, assai più contro-rivoluzionaria ed anti-comunista di quella diretta dai vari d’Aragona, Bianchi e compagnia.

Lenin, quando doveva affrontare la questione sindacale, s’infuriava di fronte agli atteggiamenti «neutralistici» dell’opportunismo. Al II Congresso dei Sindacati russi, Mosca 1919, egli dichiarava:
«L’idea della neutralità dei Sindacati professionali è sempre stata ed è ancora un’idea borghese. Non vi può essere questione di neutralità nel grande conflitto storico fra i socialisti rivoluzionari e i loro avversari. Coloro che a parole si pretendono neutrali in sostanza sostengono la borghesia e tradiscono la classe operaia; ogni socialista rivoluzionario deve romperla definitivamente con l’idea della neutralità sindacale».

Come si vede, il contenuto economico, immediato, contingente, del sindacato passa qui in ultima linea di fronte a quello finale ed essenziale della lotta politica ispirata dal partito comunista rivoluzionario. Noi non abbiamo mai celato il proposito di restituire il sindacato, come d’altronde ogni organismo operaio di massa, alla sua funzione primigenia di strumento di lotta contro il capitale e lo Stato capitalista, e quindi di fare di ogni battaglia sindacale, di difesa economica e di condizioni di lavoro, una battaglia di emancipazione rivoluzionaria dei proletariato. Su questo principio abbiamo fondato e fonderemo le lotte operaie per collegarle tutte, dalla piccola fabbrica al grande complesso, dal villaggio alla metropoli, alla visione suprema della lotta frontale e diretta contro Il potere capitalista, senza quelle preclusioni ed esclusioni di tipo opportunista in virtù delle quali le lotte rivendicative si porrebbero obiettivi esclusivamente economici quindi cessano nell’atto in cui questi sono raggiunti o peggio ancora, quando le associazioni padronali, prima resistenti, son disposte a trattare; e l’agitazione sindacale viene polverizzata nelle mille e mille aziende in cui trova il suo striminzito inizio e la sua misera fine. Quale carattere rivoluzionario dà l’attuale CGIL alle lotte operaie, quale sforzo compie per educare le masse operaie alla rivoluzione comunista, quale collegamento tiene con l’autentico partito comunista rivoluzionario, quale lotta conduce contro l’opportunismo e contro il capitalismo?

In effetti, ed anche a parole, la CGIL, per tacere delle organizzazioni bianche e gialle apertamente anticomuniste, dirige le lotte operaie con l’occhio fisso agli interessi aziendali, statali é nazionali e rimane apertamente infeudata alla politica ultra opportunista di partiti pseudo-socialcomunisti soprattutto quando proclama d’essere «neutrale» fra i partiti e di non ispirarsi ad alcuna politica di partito. Per questo, finché sarà diretta da opportunisti che le affidano scopi di conciliazione sociale, non può né potrà mai divenire strumento rivoluzionario del partito di classe: per questo, rimane compito storico del nostro partito attirare gli operai, i proletari, i salariati, verso i principi del marxismo rivoluzionario, per assicurarsi la direzione delle loro lotte e dei loro organismi economici, e volgerli contro lo stato capitalista.

É con l’occhio fisso a questo obiettivo che, durante lo sciopero dei metalmeccanici e in ogni occasione noi ci battemmo e ci batteremo perché le lotte operaie siano il più possibile estese nello spazio e nel tempo, non siano vincolate allo stupido confine dell’azienda e arrestate di fronte al babau della legge, vengano rivolte verso il loro obiettivo non solo economico ma politico e, quando assumono aspetti violenti, non siano sconfessate, ma energicamente coordinate e dirette. Egualmente ci battiamo nel sindacato tradizionale, la CGIL, e fuori, per l’aumento radicale del salario-base, per la rivalutazione più che proporzionale del salario del manovale comune e delle categorie meno retribuite, per la lotta contro ogni forma di differenziazione secondo l’età, la categoria, il sesso, per l’eliminazione dei premi ed incentivi e per la riduzione del periodo di apprendistato, per un taglio netto, generale e uniforme, del tempo di lavoro!


Source: «Spartaco», Bollettino centrale di impostazione programmatica e di battaglia dei Comunisti Internazionalisti iscritti alla C.G.I.L., N.5, 20 dicembre 1962, p.1

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