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TORNA L’INTERESSE STORIOGRAFICO SU AMADEO BORDIGA. A CHE SERVE?


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Torna l’interesse storiografico su Amadeo Bordiga. A che serve?
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Torna l’interesse storiografico su Amadeo Bordiga. A che serve?

Negli ultimi due, tre anni sono usciti a cura di diversi ricercatori e storiografi, una serie di studi incentrati sulla figura di Amadeo Bordiga.

«L’Internazionale», che si dichiara periodico comunista, nel numero di Gennaio 2000 pubblica un articolo a tal proposito. Vi si elencano una serie di volumi usciti anche ultimamente a cura dei più diversi «ricercatori», spesso più interessati, a nostro avviso, a presentare la propria opinione, le propri elucubrazioni, e ovviamente interessati ad apporre nero su bianco la «proprietà intellettuale» dei propri scritti, che altro. Scoprire il mistero che avvolge la vita personale di un grande rivoluzionario come certamente è stato Amadeo Bordiga, e di cui la reietta propaganda piccista e stalinista ha distrutto per decenni anche solo il ricordo, è certamente stimolante per un ricercatore che tenta di farsi largo nel mondo degli intellettuali che contano, degli intellettuali che vengono citati e invitati a conferenze, dibattiti, collaborazioni editoriali e giornalistiche, e, perché no, televisive.

Non c’è dubbio, e noi lo sappiamo da lunga pezza, che la propaganda, e quindi la storiografia, di staliniana memoria hanno fatto di tutto per calunniare, mistificare e soprattutto cancellare dal cuore e dalla mente dei proletari delle generazioni passate e delle generazioni successive, l’apporto di un Amadeo Bordiga. Ma non va dimenticato che l’obiettivo di mistificare la verità della rivoluzione e la monoliticità del marxismo è stato un obiettivo costante della propaganda e dell’attività pratica dello stalinismo; e si rivolgeva non soltanto verso il rivoluzionario Amadeo Bordiga, certo più noto allora di tanti altri oscuri ma tenaci e intransigenti rivoluzionari comunisti, ma verso tutti i rivoluzionari comunisti a partire dai bolscevichi della vecchia guardia, schiacciati, distrutti moralmente e fisicamente, uccisi a centinaia di migliaia. C’è mai stato qualche storiografo che si è messo a ricostruire la vita di quelle centinaia di migliaia di comunisti morti ammazzati dalla controrivoluzione? No, mai; sono i personaggi noti su cui scrivere che possono dare notorietà al ricercatore, che possono dare lustro alle sue doti intellettuali, che possono dare compensi in denaro da parte di editori, enti pubblici, sponsor di vario tipo. E allora, se poco poco il mercato dei titoli tira, se il nome di un presunto personaggio storico come Amadeo Bordiga può attirare l’attenzione di un certo pubblico e far vendere copie di libri odi giornali, ecco spuntare a frotte ricercatori ed «esperti» della sinistra comunista, in questo caso «italiana».

Noi che abbiamo lavorato fianco a fianco, nello stesso partito e per anni fino alla sua morte, che abbiamo lottato insieme ad Amadeo Bordiga, che abbiamo imparato da lui a disprezzare tutto ciò che caratterizza la società borghese e la proprietà intellettuale come la peggiore in questa putrescente società che osanna e incensa l’individuo, la sua «coscienza», il suo «intelletto»; noi che abbiamo avuto la sorte di avvicinarci al marxismo originario attraverso l’opera di restaurazione dottrinaria che vide in Amadeo il più convinto, tenace e coerente strumento di difesa teorica e pratica del marxismo dopo Lenin, abbiamo potuto imparare che ciò che deve interessare al rivoluzionario comunista è lo studio del marxismo, e non tanto della vita dell’individuo Marx, lo studio del movimento operaio e comunista internazionale, e non tanto della vita degli individui che, artificialmente, la «storia» borghese ha messo sull’altare o nella fossa. Non è stato un vezzo da parte di Bordiga, e del partito comunista internazionale tutto, il fatto di combattere la tendenza intellettualistica fin nell’eliminazione della firma individuale agli articoli che appaiono nei giornali di partito, nel famoso anonimato che tanto fa arricciare il naso ad ogni microbo intellettuale.

È vera una cosa, certo. Su Amadeo Bordiga è stata lanciata ogni sorta di calunnia e il desiderio di «ristabilire la verità» è circolato fra i compagni di partito per molto tempo. Ma la calunnia, la mistificazione dei fatti, sono mezzi della lotta che la controrivoluzione adotta contro tutti i rivoluzionari, che poi li assassini oche li lasci vivi in qualche carcere o in qualche confino. E questo lo sapeva molto bene sia Amadeo che qualsiasi rivoluzionario comunista conseguente dell’epoca. Ciò che veniva trasmesso alle generazioni di comunisti più giovani era la consapevolezza che siamo sempre in guerra con la borghesia, che non c’è tregua, non c’è periodo e non c’è terreno in cui si debba sospendere l’atteggiamento antiindividualistia, anti-democratico, anti-borghese, che caratterizza il pensiero e la vita quotidiana dei rivoluzionari comunisti. Ciò che veniva trasmesso alle generazioni di comunisti più giovani era la consapevolezza che la verità, la teoria, la giustezza delle tesi, non stavano nel cervello del più o meno grande genio rivoluzionario, ma nella forza storica di un movimento di classe, il movimento del proletariato rivoluzionario, anonimo quanto sono anime le forze materiali e sociali, e nella lotta che i proletari più coscienti associati in partito conseguentemente svolgono per la causa della rivoluzione. Forze materiali e di classe che la storia della lotta fra le classi, e dei rapporti di forza fra le classi, può condensare in forti e influenti partiti di classe, in pochi uomini o addirittura in uno scritto dimenticato, a seconda dell’avanzata o dell’ indietreggiamento delle forze proletarie rivoluzionarie. L’anagrafe che la bastarda società borghese ha appiccato ad ogni individuo è categoria borghese e sparirà con essa, non avendo la società comunista bisogno di stabilire a quale privato individuo appartiene quella privata proprietà!

Usiamo gli scritti di Amadeo come usiamo gli scritti di Marx, di Engels, di Lenin e di qualsiasi rivoluzionario che nella storia del movimento comunista internazionale ha scolpito e condensato, grazie alle sue qualità specifiche, meglio di altri la teoria della rivoluzione proletaria e del comunismo: sono armi della critica che non appartengono né a Marx né a Engels né a Lenin né a Bordiga, come d’altra parte nessun lavoro di partito appartiene al tale capo o tal altro, ma appartengono al movimento di classe del proletariato internazionale e alla sua lotta per il comunismo. Potremmo chiamarli Fucile, Cannone, Missile senza metterci davanti nessun titolo quale Signor, Dottor, Ingegner, Avvocato. Il vero problema non è se il «Capitale» lo scrisse Carlo Marx o Pinco Pallino, ma se il «Capitale» è stato scritto e che cosa contiene: è stato scritto e contiene la teoria economica rivoluzionaria del comunismo, cioè della società futura che potrà sorgere solo dopo che il proletariato moderno aver abbattuto violentemente la società borghese capitalistica.

Quanto alla Storia della Sinistra Comunista, questa sì può essere utile alle giovani generazioni di comunisti, e per questa «storia» o ci mettono le mani i rivoluzionari che hanno a cuore non il proprio nome d’autore, ma la causa della rivoluzione proletari a e comunista, o non ci mette le mani nessuno. Il nostro partito di ieri qualche passo in questa direzione l’ha fatto editando i primi tre volumi che coprono il periodo che va dalla nascita del movimento socialista in Italia al giugno del 1921. Il quarto volume, che contiene soprattutto una quantità notevole e preziosa di documenti, è stato pubblicato qualche anno fa dall’ attuale «programma comunista». È la storia del movimento comunista che contiene anche l’apporto dei rivoluzionari più noti e capaci; non è la storia del personaggio Amadeo Bordiga che contiene la storia del movimento comunista. Chissà come mai le frotte di ricercatori, di esperti, di storiografi non hanno dedicato le loro migliori energie alla storia del movimento comunista…


Source: «Il Comunista», N.68–69, Novembre 1999 – Febbraio 2000

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