Ne un uomo ne un soldo per la guerra dei padroni
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NÉ UN UOMO NÉ UN SOLDO PER LA GUERRA DEI PADRONI
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Né un uomo né un soldo per la guerra dei padroni
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Né un uomo né un soldo per la guerra dei padroni
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Questo il manifestino che distribuiremo il 13 maggio allo sciopero indetto "Contro la Guerra" dalle opposizioni sindacali.

Compagni, lavoratori!

Lo sciopero di oggi, voluto dall'insieme delle organizzazioni economiche di base, è un segno importante dell'avversione della parte più cosciente del movimento dei lavoratori alla guerra dei padroni.

E' un grido di rabbia, di odio, dopo due mesi che la guerra imperversa nei Balcani, verso il regime del Capitale che ha voluto questa guerra per difendere i suoi interessi di classe, i suoi profitti, le sue merci, i suoi mercati.

E' un'azione di rivolta contro la politica patriottarda, asservita al regime, dei sindacati confederali che hanno dato e continuano a dare il loro appoggio alla guerra, revocando gli scioperi e contrastando la mobilitazione dei lavoratori.

L'adesione di CGIL, CISL e UIL alla guerra è un nuovo tradimento degli interessi generali della classe lavoratrice, ma che sta in linea col tradimento da essi ogni giorno riconfermato quando accettano salari e condizioni di lavoro sempre peggiori, contratti capestro (come quello dei metalmeccanici che sta per essere firmato), pensioni da fame.

I tardivi tentativi della sinistra sindacale di recuperare a sinistra parlando di un futuro sciopero generale, poi mutato in semplice manifestazione, comunque non contro la guerra, ma per la ripresa delle trattative diplomatiche e l' intervento dell'ONU servono solo ad avallare la prosecuzione della guerra e aggravano il tradimento.

Questa guerra che sta costando ai lavoratori di Iugoslavia migliaia di morti e feriti, centinaia di migliaia di profughi, di disoccupati, che imporrà sacrifici immani per ricostruire quanto si va distruggendo con lucida determinazione a suon di bombe, costerà cara anche ai lavoratori d'Europa, ancora esclusi dal macello ma non dalle sue ripercussioni economiche e sociali.

Compagni, lavoratori!

Mentre la guerra minaccia di estendersi e mostra chiaramente di rappresentare solo un episodio del più grande macello mondiale che il regime del Capitale sta approntando per uscire dalla crisi recessiva in cui ormai da anni si dibatte, diventa evidente che non basta chiedere la fine di questa guerra, non basta invocare la pace come fanno i pacifisti borghesi, per spezzare la minaccia che incombe sul proletariato internazionale.

Non è solo la NATO, non sono solo gli Stati Uniti, a soffiare sul fuoco della guerra; è il regime del Capitale, ad Est come ad Ovest, l'Europa, come la Russia e la Cina che hanno bisogno di guerra.

É necessario che il movimento dei lavoratori organizzi la sua opposizione alla guerra su ambedue i fronti, senza alcuna ambiguità; è necessario agire per la rinascita di quella solidarietà internazionale della classe operaia che si basa sul riconoscimento da parte dei proletari di ogni Paese, che il vero nemico non è l'esercito aggressore, ma la classe borghese, il regime del Capitale!

Per poter esprimere la loro forza i lavoratori debbono ricostruire la propria organizzazione di difesa, un vero ed esteso Sindacato di Classe, che unifichi tutte le lotte e gli obiettivi contro la unitaria classe dei padroni. Un Sindacato aperto a tutti i lavoratori, senza distinzioni ideologiche, e che ponga come sola pregiudiziale la difesa incondizionata della classe lavoratrice!

Source: «Il Partito Comunista», N. 267, Maggio 1999

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